Soria breve di 1524 parole pubblicata per la prima volta il
17 sett. 2019 su @Wattpad. Storia vincitrice del Concorso Trilingue "The
Treasure Hunted" organizzato dagli @AmbassadorsITA @adventure @mystery e @AmbassadorsPH.
Buona lettura e Felice San Valentino!😘
Il Premio Misterioso
"Il balcone della signora Nora nasconde
un segreto. Se sei così in gamba da riuscire a capire qual è, sei sulla buona
strada per aspirare alla vittoria", diceva il biglietto e sotto riportava
questi caratteri:
UIOSRAFEE
IOBNDRCA
UPPRRUOE
RALLENTARERIVOLTAIVA
(5,5,5,2,3)
«Sono anagrammi, ragazzi! Una
parola e una frase», esordì Silvia che già pregustava la vittoria. Aveva gli
occhioni che sbrilluccicavano di soddisfazione.
Le nostre teste facevano da
corolla a quel biglietto.
Silvia non aveva torto. Solo altri
tre foglietti, come quello che ci eravamo appena aggiudicati, conducevano al
quesito finale, e noi eravamo il primo fra i gruppi rimasti in gara ad aver
raccolto il penultimo indizio. Avevamo ottime chance di mettere le mani sulla
coppa e quindi sul fatidico premio misterioso. Eh già, quell'anno il vincitore
si sarebbe aggiudicato un premio extra sulla cui natura gli organizzatori
avevano mantenuto il più stretto riserbo, ma che doveva essere eclatante vista
l'enfasi che avevano dato alla campagna promozionale. Quel premio era già
leggenda; in giro non si parlava d'altro. Il mistero poi aveva decuplicato le
adesioni alla caccia. Chiunque avesse vinto doveva essere indubbiamente scaltro
per sbaragliare tanti avversari. E noi lo eravamo, decisamente, scaltri e
arguti, avevamo già annientato un centinaio di lupi famelici.
«Un "bianco" e un
"rosa" sono nascosti fra le prime righe, ma non contano, giusto?»
osservò Tonia grattandosi la punta del naso. E ridusse a due fessure gli
occhi verde smeraldo.
Davide, suo fratello, aggiunse:
«È un anagramma, devi usare tutte le lettere, bianco e rosa sono infidi
tranelli. Ma nella terza riga c'è un "purpureo" che mi piace tanto.
Siamo decisamente grandi!» E ammiccò con quei suoi bellissimi occhi scuri dalle
ciglia lunghe.
Davide aveva classe da vendere ed
era svelto di cervello, una dote che non passava inosservata.
Mi strofinai la fronte. «La
frase, mm, non sembra facile.»
Tonia abbozzò uno schema sopra un
foglio. «Ricapitolando, abbiamo tre indizi: la signora Nora, il suo balcone e
il "purpureo" scoperto da Davide... Si tratterà di una delle piante
che Nora coltiva sul terrazzino?»
La domanda era retorica.
Appuntammo i caratteri della
frase nascosta su cinque foglietti e ciascuno prese il proprio. Usammo le scale
della parrocchia come pensatoio e scrittoio. Cancellavamo e scrivevamo per poi
cancellare ancora e riscrivere.
«Ci sono!» urlò a un tratto
Mario. I suoi dread sussultarono con lui. «La frase è: "nella terra trovi
la via"! È di cinque, cinque, cinque, due e tre caratteri! Probabilmente
il nostro indizio è nascosto dentro un vaso color porpora!» Alzò il palmo. Era
straorgoglioso di aver contribuito a svelare l'enigma.
Schiacciammo i nostri palmi
contro quello di Mario ed esultammo con lui. Adesso avevamo sul serio la
vittoria in pugno, non ci restava che raggiungere di corsa il parco nel quale
abitavamo.
Il nostro condominio
rappresentava la penultima tappa della caccia, a detta del biglietto. Il
lussureggiante terrazzino della signora Nora era al primo piano e ospitava una
piccola ma attrezzatissima serra piena di piante delicate, rare e costosissime.
La passione di Nora per i fiori era famosa fra noi condomini.
Trafelati raggiungemmo il
palazzo. Ci attaccammo alla pulsantiera del citofono, ma Nora non rispose.
«Com'è possibile? Il suo balcone
è la tappa finale, non può essere uscita proprio adesso! Ci serve il suo aiuto,
dannazione! È contro il regolamento abbandonare la postazione nel momento
conclusivo della gara!» sbraitai. «Abbiamo faticato tanto per arrivare a questo
punto, accidenti!»
Tonia annuì e disse risentita:
«Hai ragione, Monica, non è regolare! Gli organizzatori ci sentiranno!»
In quel preciso istante il signor
Tanzi, che abitava al quarto piano, si avvicinò al portone e lo aprì.
Ci guardammo negli occhi e c'intendemmo
al volo. In un attimo c'intrufolammo nell'androne rimediando dal Tanzi uno sbuffo e uno
"screanzati!" urlato con sdegno e col braccio per aria.
Arrivammo col cuore a mille alla
porta di Nora. Era socchiusa. Forse era dovuta uscire per qualcosa di urgente e
ci aveva lasciato la porta aperta affinché proseguissimo la gara.
Ci scambiammo sguardi d'intesa;
dovevamo entrare, sebbene nessuno ci avesse invitato a farlo.
Tonia spinse la porta con un
dito. «Nora, ci sei?» domandò con voce sommessa.
Nora non rispose.
Imboccammo il corridoio e
arrivammo in cucina – gli appartamenti del palazzo erano tutti più o meno
simili e conoscevamo la strada. La cucina dava sul terrazzo, il posto che
cercavamo. Appena entrammo in quella stanza, la nostra attenzione si spostò
subito sul pavimento. Un vaso di ciclamini color porpora, del più bel tono di
rosso vivo che avessi mai visto e al quale senza dubbio la signora Nora teneva
moltissimo, giaceva irrimediabilmente spaccato sul pavimento. Forse dovevamo
cercare proprio quei ciclamini, il colore era quello citato nell'indizio. Il
pavimento era pieno di cocci, terriccio e impronte di suole maschili. Le tracce
imbrattavano anche il corridoio.
«Uhm, anche lo zerbino davanti
alla porta d'ingresso era sporco di terriccio, le impronte andavano verso le
scale. Nora ci tiene troppo ai suoi fiori, qua è successo qualcosa... ehm,
guardate sotto il tavolo.» Mi sedetti sulle caviglie. C'era un bussolotto
giallo, di plastica, sul pavimento, sembrava di quelli che contengono la
sorpresa nelle uova di cioccolato.
Lo raccolsi.
Non esitai un solo istante ad
aprirlo. Dentro c'era un biglietto che srotolai. Il biglietto diceva:
"Complimenti! Potreste essere i vincitori della nostra mitica caccia al
tesoro! Raggiungete la biblioteca comunale e portate con voi questo biglietto.
La classifica sarà stilata in base all'ordine di arrivo. La gara si concluderà
improrogabilmente alle quattro. Vi aspettiamo!".
Stavolta avevamo davvero la
vittoria in pugno, avevamo trovato l'indizio finale, quello decisivo. Se ci
fossimo sbrigati, entro qualche minuto saremmo arrivati in biblioteca. Eppure
nessuno aveva voglia di esultare e nessuno sorrideva.
«E se fosse successo qualcosa a
Nora?» esordì Silvia con tono allarmato. «Lei è anziana e indifesa! Se avesse
aperto in buona fede a un delinquente scambiandolo per un concorrente della
gara?! E se il bastardo le avesse fatto del male? Non possiamo voltarci
dall'altra parte, lei aspettava noi!»
Davide annuì. «Le tracce portano
alla rampa di scale che scende nell'interrato...» precisò, «forse corro troppo
con la fantasia, ma, ehm, se l'avessero trascinata di sotto e avesse bisogno di
aiuto? Io dico di andare a dare un'occhiata, e in fretta.»
Mario aggiunse: «Anche un solo
minuto potrebbe essere fatale per lei».
Silvia, con gli occhi sbarrati,
biascicò: «E allora cosa stiamo aspettando?»
«Sai che vuol dire questo, vero?»
ribattei rassegnata. «Lo sapete tutti.»
«Possiamo dire addio alla
vittoria...» precisò Silvia. «La vita di Nora è più importante di uno stupido
premio, non voglio convivere col rimorso di averla potuta salvare e di
essermene sbattuta. Io vado di sotto a vedere se ancora respira e se ha bisogno
di me.» E si avviò alla porta.
La sua scelta divenne la nostra.
Imboccammo la rampa di scale che
portava nell'interrato.
Le impronte segnavano l'ultimo
gradino e si spingevano oltre.
Seguimmo le tracce accompagnati
dalla luce dei cellulari. Dovevamo stare molto attenti a dove mettevamo i
piedi, gli operai stavano ristrutturando i box nel garage e c'erano travi di
legno, secchi e teloni dappertutto. Tuttavia il percorso era obbligato,
chiunque fosse sceso lì sotto prima di noi doveva aver fatto la stessa strada.
Per non fare rumore stavamo attenti a come respiravamo.
Arrivammo a una porta di ferro;
era socchiusa. A segni ci dicemmo di spegnere le luci dei display, poteva
esserci chiunque al di là dell'uscio e la luce poteva metterci in pericolo.
Davide aprì lentamente la porta.
Il buio era totale.
Dei rumori metallici segnarono
l'accensione progressiva di molti neon.
L'ambiente spazioso s'illuminò a
giorno. Venivamo dal buio e di riflesso chiudemmo gli occhi.
Un applauso ci costrinse a
guardare.
Una decina di persone erano
schierate di fronte a noi e sorridevano. C'era anche Nora con loro, era in
perfetta salute e sorrideva.
Il nostro sindaco, con un largo
tricolore sul petto, si trovava al centro del gruppo.
Di certo noi altri avevamo delle espressioni
da incorniciare: un mix allucinante di paura, sgomento e meraviglia insieme.
Il sindaco ci venne incontro col
braccio teso e il palmo aperto. Ci strinse la mano e disse: «I due gruppi che
hanno raccolto l'ultimo indizio, come voi altri, hanno già raggiunto la
biblioteca comunale...»
Davide ribatté: «È chiaro.» Annuì
con un'espressione piena di rammarico. Nora stava bene, ci eravamo preoccupati
per niente, avevamo perso tempo e rinunciato alla vittoria.
Il sindaco continuò: «Se mi lasci
finire, ragazzo, forse riesco a... ehm, spiegarmi. Dunque...» Afferrò una coppa
scintillante e la consegnò a Silvia e a ciascuno di noi diede una pergamena. «A
nome di tutto il Consiglio Comunale vi conferisco, ragazzi, il premio
misterioso di quest'anno: la più Alta Onorificenza per aver contribuito al
lustro della città. Avete scelto di aiutare Nora anziché correre ad
aggiudicarvi la vittoria. E noi ci congratuliamo. Il vostro è l'unico gruppo,
fra i finalisti, ad aver fatto questa scelta. Siete cittadini esemplari. L'Alta
Onorificenza Comunale vi dà la facoltà di assistere, quando vorrete, alle
nostre sedute e vi permette di esprimere le vostre idee per migliorare la
città.»
Tutti si complimentarono. Avevamo
vinto ed eravamo diventati anche cittadini modello.
Il premio misterioso era più
prezioso di quanto avessimo mai sperato.
Felice San Valentino a tutti coloro che sono innamorati della Vita propria e degli altri, del proprio cucciolo, dei Nonni, degli Amici, dei fiori!🌹
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